La presa

Anni addietro la bonarietà di un portiere di calcio era valutata da questa gestualità tecnica, chi sapeva bloccare il pallone era considerato un portiere efficace.


Il calcio ha avuto un evoluzione che ha stravolto concezioni stereotipate del passato, il calcio oggi ha raggiunto velocità impensabili, dovute alle migliorie tecnologiche dei mezzi e dei metodi.


Il regolamento ha condizionato forse più di tutti il ruolo del portiere, figura ormai parte integrante del gioco della squadra, non più solo ultimo difensore della porta ma anche primo attaccante nell’impostazione di gioco.


Questa continua ricerca ad aumentare la spettacolarità del calcio, ha portato l’estremo difensore a modificare in parte quello che in passato veniva visto come gesto indispensabile, la presa.


La presa rientra nelle gestualità tecniche fondamentali del portiere, “gesto per antonomasia che al giorno d’oggi distingue più di tutti il numero uno dai suoi compagni di squadra” . La presa è una tecnica difensiva esecutiva, il portiere blocca il pallone con le mani e dissipa la forza impressa dalla sfera disperdendo l’energia.


Perchè oggi i portieri pur usando guanti con la capacità di far letteralmente incollare il pallone ed essi,  preferiscono più la deviazione o la respinta.

Il paragone è d’obbligo io ricordo i portieri anni addietro senza guanti anche in giornate piovose, cos’è cambiato?.


Le sostanziali differenze sono nel pallone adoperato nella diversa struttura fisica dei giocatori, i palloni erano in cuoio e per tenere unite le sue parti venivano adoperate cuciture a rilievo, le stesse durante le giornate piovose si dilatavano dando un vero e proprio appiglio al portiere.

I palloni passano dal cuoio ad un materiale più leggero la plastica, le cuciture vennero sostituite dalle termosaldature, rendendo la superficie della palla più scivolosa, si ridusse di molto il peso, donando al pallone traiettorie imprevedibili.


Quindi la nuova superficie del pallone, il nuovo peso, l’aumento prestativo dei giocatore sono un connubio che è andato a discapito del portiere e della sua gestualità tecnica per antonomasia. Al giorno d’oggi si preferisce più una deviazione una respinta perchè ritenuta più efficace e meno rischiosa.


Ma permane come in passato la bellezza di abbinare ad una gestualità tecnica quale l’uscita alta, parata in tuffo, concludere la stessa con una presa, presa che oltre all’aspetto estetico che conclude una gestualità tecnica fatta in maniera ottimale, regala a tutto il reparto difensivo tranquillità e sicurezza, ma soprattutto da la possibilità di rimanere in possesso e di poter incominciare una nuova azione offensiva.


La presa, può essere effettuata con le mani convergenti “pollici interni” pallone sopra il petto, o divergenti “pollici esterni” palle dal petto in giù. Quando il portiere va in presa su postura eretta è tutto il corpo che concorre a dissipare l’energia impressa dalla palla nel momento dell’impatto. Le dita che vanno a ricercare la sfera devo essere aperte, la pallone dovrà essere bloccata nella parte superiore “pollici convergenti” le braccia devo essere semiflesse nel momento dell’impatto, contribuendo a dissipare la forza della palla. la presa si conclude portando la palla al petto. Anche per la presa in raccolta “pollici divergenti” i palmi della mani dovranno essere vicine come le braccia così da creare un “binario” dove il pallone scivolerà al suo interno fermando la sua corsa nella conca che si sarà formata braccia/addome, le mani in fine bloccheranno la sfera. Nell’effettuare la raccolta gli avambracci saranno paralleli al terreno non sarà solo il busto a piegarsi sul pallone ma anche le gambe si fletteranno. Fondamentale la linea di copertura il portiere dovrà farsi sempre trovare dietro la traiettoria della palla, dirette alla sua figura.


Un fondamentale coordinativo speciale, che aiuta a migliorare la presa è la differenzazione cinestetica, allenare nel periodo evolutivo questa capacità aiuterà il portiere a percepire il grado di tensione muscolare rendere la presa efficace.


Articolo scritto nel 2017


Mr. Francesco Lafortezza


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